Clouds, anchorages and flying foxes
09 July 2017 | Gam, Irian Jaya
Nanni
Stiamo cercando un ancoraggio a nord ovest di Gam, che vorremmo proprio trovare prima di sera. Siamo concentrati sulla nostra rotta: i paraggi di Raja Ampat sono traditori. Tutto il mare e' costellato da reef coralliferi che spuntano nel bel mezzo degli stretti tra un'isola e l'altra, mal identificati da una cartografia piuttosto approssimativa che neppure le foto di Google Earth riescono a compensare totalmente, soprattutto perche' non e' possibile essere collegati in linea mentre si naviga. Il mare e' variegato da correnti sensibili e da vortici che disegnano arabeschi sulla superficie marezzata dal poco vento. Malgrado cio' veniamo distratti dallo spettacolo delle nuvole che qui raggiunge l'apice della fantasia. Lo sfondo e' l'azzurro chiaro del cielo equatoriale sul quale si distendono leggere e lunghe pennellate di tenui linee bianche delle nuvole piu' alte, immobili e imperturbate dalle turbolenze sottostanti. All'orizzonte verso ovest si rincorrono i cumuli dell'aliseo rimpiccioliti dalla distanza e che cominciano ad assumere le tonalita' giallo rosate del tramonto che si prepara a calre rapidamente. Alla nostra destra verso est, sulle isole, cumuli piu' consistenti e grigiastri si cingono di brevi fasce di strati biancastri che ne sottolineano gli anfratti e le prominenze, rapidamente mutevoli al volere delle colline sottostanti. Davanti a noi, minacciosa, una cortina grigio chiara striata diagonalmente verso sinistra cela le isole retrostanti dietro un intenso diluvio tambureggiante. Ci domandiamo se il suo movimento di sghembo verso di noi ci passera' alle spalle o ci investira' ripetendo la rappresentazione degli ultimi due o tre giorni. Sopra, il cumulonembo torreggia imponente e mostra qua e la' i riflessi dei poderosi fulmini lontani che ne squarciano il centro senza che il tuono riesca a raggiungerci. I contrasti di tonalita 'piu' che di colore rendono lo spettacolo altamente drammatico e un accenno di arcobaleno dove una fessura fra le nuvole a ovest permette al sole di penetrare non basta a rasserenare l'atmosfera. A poca distanza dalla scena della tempesta il vento rimane leggero e il mare calmo, ormai l'abbiamo capito. Soltanto al di sotto degli scrosci di pioggia le raffiche, di poca durata, riescono a raggiungere la pur ragguardevole forza dei quaranta nodi. Di fronte a noi si presenta il mistero del prossimo ancoraggio, ovviamente invisibile sulle carte e non indicato da nessuno. Ce lo dovremo trovare esplorando come al solito. I fondali non corrispondono minimamente alle scarne indicazioni. Isolotti di calcare verticale coronati da una rigogliosissima vegetazione ci invitano tentatori a passare tra i loro scogli, ma il colore acquamarina del mare ci avverte della presenza dei bassifondi corallini che hanno la pessima abitudine di sorgere verticali da fondali di trenta e piu' metri fino a sfiorare la superficie. Alternando la marcia al minimo dei giri con l'inerzia della navigazione in neutro e scrutando il mare che le nuvole sovrastanti rendono uniformemente grigio e riflettente, scopriamo in un isolotto di discrete dimensioni un passaggio inesistente sulla documentazione. Appare promettente e ci infiliamo tra i due pilastri fronzuti che ne guardano l'ingresso. L'acqua e' liscia come l'olio e scurissima. L'ecoscandaglio ci da' una profondita' quasi costante di venticinque metri. Ai piedi delle pareti calcaree tagliate a pelo dell'acqua dalla profonda ruga dell'erosione si scorgono le formazioni coralline di una stretta fascia madreporica. In fondo alle ondulazioni della costa le mangrovie protendono i loro rami per metri sopra la superficie. Le grida degli uccelli i circondano. La fessura in cui ci siamo inoltrati prosegue serpeggiando ben in profondita', noi la seguiamo finche' un'insenatura ci tenta e vi caliamo l'ancora nella calma assoluta, arretrando con la poppa fin quasi alle mangrovie che ci tratterranno efficicacemente con una cima legata a uno dei loro tronchi. La sera sta calando rapidamente mentre seduti sul ponte ammiriamo la foresta che ci circonda. Strida modulate di invisbili abitanti stimolano la nostra fantasia mentre ci scambiamo impressioni sussurando per non turbare la magia del nostro ancoraggio. il buo e' ormai quasi completo, ma un fantasma appena piu' chiaro della foresta ci passa rasente le teste e si ferma un attimo sul casco di banane appeso a poppa. Un altro lo segue silenzioso grande come un grosso falco: sono due volpi volanti, silenziose e furtive, che hanno trovato un aperitivo conveniente e a portata di manol, meglio: di membrana, per nulla spaventati dalle nostre esclamazioni soffocate nel vederle cosi' a vicino. Non ci rimane che attendere il pieno della notte sperando che qualche albero carico di lucciole ci faccia sognare la presenza di qualche fata della foresta che ci oservi di nascosto.