Ci siamo fermati alla fonda nella baia E di Ormos Vathoudhi, dove c'è il cantiere base della Sunsail, perché ridossata e con boe disponibili, per lasciare la barca e andare in gommone, a mezzogiorno quando è finito di piovere, al porticciolo di Milina, 1nm, e cercare un trasporto per andare a Kastrì, a trovare Zaphiri.
A cominciare da circa 15 anni fa, e per almeno 5 anni poi, ogni estate andavamo a Kastrì, da Zaphiri. Il primo anno eravamo arrivati con la roulotte, viaggio avventuroso perché la strada era bianca e il campeggio era chiuso, Zaphiri ci ospitò nel suo uliveto, tirando un cavo della corrente. E lì abbiamo incontrato Maria, ex compagna di studio di Maria mia, e Marsilio, suo marito, che avevano una barca alla fonda e che erano usuali del posto (primo evento singolare).
Dopo vani tentativi di affittare un mezzo o prendere l'autobus, che era appena passato, abbiamo fatto autostop. Si è fermata dopo mezz'ora una signora tedesca, col marito greco di Lafkos, e ci ha portato a Lafkos dove ha cercato un taxi che ci ha portato a Kastrì.
Avevamo telefonato ieri a Zaphiri, che sapevamo essere a Kastrì.
Siamo arrivati alla casa, ed è stato un turbine di ricordi e un'immensa tristezza.
La casa è chiusa, turisti solo al vicino campeggino e nelle altre case, dalla Stazoula e altre, la taverna da Eleni prima della discesa era aperta. Nulla era cambiato, solo un gran deserto, un silenzio ed un senso di abbandono. E alla mente mi veniva la vitalità di questo posto, quando per anni siamo venuti con la famiglia, gli amici, abbiamo portato tutti, mia sorella e Piero con Francesco, Roberto e Cinzia i miei cognati con i ragazzi, Vera e Giulio, Vittorio e la Franca, amici dalla scuola, Alberto e Lola, i nostri vicini di sempre, Marco Ceschi e la Francesca, coi loro 3 figli, e naturalmente Marsilio e Maria e la loro Martina, con cui abbiamo condiviso barche e catamarani noleggiati a Skiathos, e tanti altri (nel bene e nel male, talvolta). Una parte della nostra vita estiva, e Zaphiri ci accudiva tutti, lui e la silenziosa Assimula, sua moglie, costantemente circondata di gatti e indaffarata sulle sue piante rigogliose. Dopo ogni scorribanda in barca, Zaphiri controllava il nostro rientro, avvertendo quelli a terra (Maria! Catamaran!)
Ogni anno Zaphiri faceva l'elenco dei figli, per chiederne notizia se non erano con noi, Marco Siviero ha incontrato Kerstin qui, con cui vive ora a Stoccarda, quando abbiamo perso le barche perché male ancorate (sempre recuperate, secondo e terzo evento singolare) ci ha dato un'áncora in più e tanti consigli (la baia non è ben ridossata e noi eravamo avventati a volte). Insomma, una parte della nostra vita.
Poi, tre anni fa, un po' meno, Assimula è improvvisamente mancata per un aneurisma che non ha perdonato, lei che era più giovane e sempre attivissima, ha sussurrato 'muoio' al suo Zaphiri, e a nulla è valsa la corsa a Volos e poi Atene.
Siamo arrivati alla casa alle 1400, probabilmente Zaphiri, ormai novantenne, stava dormendo, abbiamo chiamato e poi telefonato, Maria ha parlato il suo greco arrugginito, Zaphiri è sceso dalla scalinata che ha visto tanto saltare i nostri bimbi, e ho faticato a trattenere le lacrime, l'ho abbracciato come un padre, magro, incanutito, gli occhi meno mobili di come lo ricordavo, dignitoso come sempre, lo stesso Maria cui si è subito rivolto. Prima che Maria imparasse un po' di greco, Zaphiri parlava il suo povero inglese con me, poi non lo ha più voluto fare, parlava solo con Maria.
Ci ha fatto salire in casa, ed ha subito iniziato a parlare di Assimula, come se fosse accaduto il giorno prima. Non aveva toccato nulla dal tavolo di soggiorno, da quel giorno, e c'erano le nostre foto che Maria gli aveva mandato, ancora lì, con me e Maria in stanza a Padova e uno dei gruppi estivi nella foto annuale sulla scalinata.
Siamo rimasti un'ora e mezza sul terrazzo, e lui ha quasi continuamente parlato di Assimula e di quello che era accaduto. Già al telefono, quando lo abbiamo rintracciato a Volos, quando Maria gli ha chiesto come stava, la risposta era stata: sono solo. E anche a Kastrì, dopo gli abbracci, ha detto: mono! Facendo segno con l'indice alzato e con una inesauribile tristezza.
Abbiamo bevuto un aranciata, continuando a parlare dei nostri e altri figli, e spesso il suo discorso tornava a quella cosa che ha fissa in mente, e che non lo abbandona nemmeno un momento, successa il 27 Novembre di due anni fa.
La casa è ancora in ottime condizioni, l'orto che era la passione di Zaphiri è abbandonato, l'uliveto sembrava curato, almeno quello che si vedeva, ma ci deve essere qualcuno che raccoglie le olive degli 800 ulivi, lo scorso inverno il mare è arrivato fino alla casa con le onde facendo qualche disastro, abbattendo alberi.
La casa tuttavia è chiusa, non affitta più, ci va solo lui per sfuggire al caldo di Volos, e perché senz'altro lì ci sono i suoi ricordi e lì è morta Assimula, dice che non vale più la pena, troppa burocrazia e tasse.
Ecco la baia dalla sua terrazza:
Ci ha poi regalato una scatola di biscotti e ci ha portato a Lafkos, dove abbiamo trovato un'altro passaggio per Milina su un piccolo camper di una giovane coppia di tedeschi, simpaticissimi. Ci hanno tirato un po' su di morale.
Era una visita che volevamo fargli, un tuffo in un passato bellissimo, una tristezza infinita di una epoca che finisce, sfiorisce, scompare, e un uomo solo, inconsolabile e ancora attonito per ciò che è successo.
Ci sono venuti in mente mille episodi delle nostre estati a Kastrì, dove lui era sempre presente nel gruppo, con la massima discrezione tuttavia, come un padre protettivo.
Il tempo pare migliori, abbiamo fatto i biglietti da Volos per fine mese, domani andremo ad Aghia Kiriakì, la marina di Trikeri, dove c'è un piccolo cantiere per pescherecci e dove forse potremo lasciare la barca. Poi andiamo alle Sporadi, che pure conosciamo da allora, per poi tornare a Volos, altro posto dove forse varrà la pena lasciare la barca, per prendere il volo di ritorno.
Intanto, cercheremo di metabolizzare, anche se comincia la voglia di tornare a casa...